La cultura in Italia è un settore trainante. A confermarlo sono i dati sull’occupazione e sulle ricadute economiche, anche se il 2020 ha fatto registrare percentuali al ripasso su numero di professionisti e introiti. Nonostante questo, l’indagine “Io sono cultura” di Symbola e Unioncamere, conferma che la filiera culturale incide per il 5,7% sull’intera economia nazionale con 84,6 miliardi di euro di valore aggiunto prodotti in un anno così difficile come il 2020. Ci sono però ancora tanti nodi da sciogliere e manca nella programmazione statale una visione ampia della cultura, che la pone come asset centrale del dibattito economico, cosa che accade in diverse nazioni d’Europa. L’Italia, infatti, è ancora molto indietro rispetto alla media europea in investimenti in cultura e ha una media di occupazione del settore più bassa rispetto alle altre nazioni europee, con il 3,5% rispetto alla media UE del 3,6%. Solo il 10,2% degli occupati ha inoltre un’età compresa tra i 15 e i 29 anni rispetto ad una media dei paesi comunitari del 16,4%.
Durante la pandemia però qualcosa è cambiato e la cultura ha guadagnato punti nell’immaginario del paese come filiera utile a rinsaldare i rapporti sociali e centrale nella ripresa economica, considerata anche la varietà e l’immenso valore del nostro patrimonio artistico. Si spera dunque di poter destinare i fondi della Next Generation EU, un piano da oltre 800 miliardi di euro, e del PNRR proprio in cultura proponendo nuovi servizi e incentivando le assunzioni di persone specializzate. Diventare quindi operatore culturale è un ottimo investimento per il futuro, che troverà sicuramente spazio nella programmazione strategica del governo. Abbiamo realizzato un focus sulla professione proprio per capire le mansioni, le opportunità e l’importanza di questa figura professionale nell’economia italiana.
Cosa fa l’operatore culturale
Il settore culturale è molto vasto e include la gestione di eventi, collezioni, compagnie artistiche e performance in tutte le arti esistenti. Negli anni le opportunità per la cultura si sono moltiplicate e si possono fruire spettacoli ed iniziative culturali in diversi contesti. L’operatore culturale si occupa di pianificare e gestire eventi della cultura, per conto di un ente, un museo, un’associazione. Può svolgere la professione come libero professionista e creare progetti ad hoc per richieste specifiche o come dipendente di enti pubblici e privati. Le possibilità di carriera sono molteplici e un professionista culturale potrebbe anche arrivare a creare una propria società di servizi, in grado di progettare azioni più complesse con l’ausilio di un team specializzato.
Come si diventa operatore culturale
Per diventare operatore culturale bisogna innanzitutto possedere delle attitudini di base, come le capacità organizzative e di gestione e sviluppare abilità di problem solving. Tutte caratteristiche che si possono affinare con la pratica e con la formazione che prevede almeno il conseguimento della laurea. Sono infatti necessarie delle competenze in ambito umanistico per poter comprendere bene le esigenze del mondo della cultura. Il percorso della laurea in filosofia online è una delle valide opzioni perché permette di sviluppare un pensiero critico e di acquisire le conoscenze utili per dialogare con gli enti culturali. Le università telematiche riconosciute dal MIUR, come Unicusano, propongono piani di studio i cui esami e attività rispondono alle esigenze del mercato attuale. Ad un percorso accademico bisogna poi affiancare un periodo di stage presso aziende che svolgono attività culturali e corsi di specializzazione che consentono di perfezionarsi, senza dimenticare che l’aggiornamento costante durante tutta la carriera è fondamentale per essere sempre al passo.